Dal gruppo di Opera del 29 luglio 2009
A volte gli incontri al gruppo si svolgono in questo modo: Aparo presenta un gioco, il gruppo si diverte a giocare, poi qualcuno si chiede perché quel gioco sia stato proposto e da quel momento quel gioco smette di essere un gioco e diventa uno spunto per riflettere su un tema impegnativo.
Recentemente è accaduto così col gioco dei cappelli (tema: rapporto con i limiti). In passato è stato così col gioco di Nimm (tema: le microscelte).
Gualtiero: Mi sentivo libero quando non avevo responsabilità. Per me la libertà era fare ciò che mi suggeriva il pensiero.
Pellegrino: Io non sono libero di volare, ma sono libero di pensare ciò che voglio!
Aparo: Pensiamo alla libertà come ad un'aspirazione che ci tolgono gli altri. "Libertà" è una parola complicata. Spesso parliamo di libertà facendo riferimento ad un mondo senza forza di gravità, senza vincoli. Tuttavia, le libertà di cui parliamo non possono che essere libertà che tengono conto dei dati di realtà. Dire: "non sono libero di volare" costituisce un inganno per il pensiero: non appartiene al nostro patrimonio genetico volare, non abbiamo le premesse per volare! Anche dire che siamo liberi di pensare ciò che vogliamo è un inganno! La libertà si individua all'interno del piano di realtà su cui possiamo intervenire!
Il gioco
Ci sono quattro persone. Tre sono in fila una dietro l'altra, rivolte verso un muro. Mentre la quarta è al di là del muro. Indossano ognuna un cappello, due di colore rosso, due di colore nero.
Le quattro persone devono indovinare di che colore è il loro cappello, ma:
- non possono toglierselo per guardarlo;
- non si possono girare, possono solo vedere i cappelli delle persone davanti a loro;
- non possono comunicare tra loro.
Puntualizzazioni:
- Chi indovina il colore del proprio cappello si alza e se ne va, dichiarando di averlo indovinato ma senza dirne il colore;
- le persone sono tutte molto lucide e sanno bene che ognuna di loro deduce ciò che è possibile dedurre e capisce bene quando non ci sono le condizioni sufficienti per farlo.
Il quesito
Chi può indovinare con certezza il colore del proprio cappello indipendentemente dalla disposizione dei cappelli?
Presentato il gioco, qualcuno si è messo a scherzare, qualcuno si è dichiarato incapace di rispondere, qualcuno è rimasto in silenzio a cercare la soluzione, qualcun altro ha proposto soluzioni assurde pur di risolvere il quesito, qualcuno infine si è confuso introducendo altri vincoli non presenti nell'enunciato del gioco.
Aparo: A volte l'uomo vieta a se stesso la libertà di cui dispone; spesso non rispetta i vincoli che ha perché non riesce a tollerarne la frustrazione e, invece di cercare un modo per superare quei vincoli, se ne dà altri.
Ti trovi di fronte a un gioco che per essere risolto richiede un po' di impegno e di concentrazione. Se tolleri poco la frustrazione, non essere immediatamente in grado di risolvere il gioco ti indispone. E invece di servirti dei dati del problema per cercare la soluzione, te ne allontani sempre di più creandoti altri vincoli.
A volte ci si toglie così tanta libertà e, più o meno consapevolmente, ci si impone dei vincoli così soffocanti da volerli distruggere. Mentre farsi carico dei vincoli può diventare un piacere e una fonte di soddisfazione: chi risolve l'indovinello, è contento di esserci riuscito!