Wow Tiziana, da mancarti il fiato! Non so se mi piacciano di più la foto o le tue parole. Forse è l'insieme ad essere così emozionante. Non sono caduta dentro al tuo vuoto, l'ho sentito urlare. A presto
Hai ragione, urla. Un urlo intenso e infinito, come intensa e infinita è quella cascata….
A presto Sister.
Credo che la sensazione di vuoto sia una delle sensazioni più dolorose che l'uomo possa provare (forse, ancora più doloroso sarebbe il contatto con ciò che il vuoto nasconde!).
Nella foto però, oltre al precipizio infinito, ci sono anche delle case, delle persone a riva e una barca che sta viaggiano verso il burrone (la scia è verso riva). Questo ultimo particolare mi fa pensare che a volte andiamo nella direzione contraria a quella che dichiariamo di volere percorrere. Come nel disegno di Luigi, "Il persecutore": i prigionieri sembrano scegliere in autonomia di andare nel campo di concentramento, non sembrano portati a forza da un personaggio cattivo.
Il senso che io ho dato all'urlo voleva essere un altro rispetto al tuo: il vuoto dal momento che urla non è più così vuoto, ma si è trasformato in rabbia, dolore, delusioni… e con la rabbia è più facile parlare che non col vuoto, a partire dalla rabbia puoi costruire, con l'assenza di emozioni no. Se non dialoghi con gli abitanti della città finisci per amputare una parte di te stessa, ad esempio, non intervenendo ad una discussione o, come ha raccontato Antonio agli studenti di Saronno, compiendo rapine…
A me così i conti tornano, se non altro questa è la sintesi della mia vita, ma prova a chiedere a Chiara che è un'altra esperta di vuoti.
Buona notte sorellina.
Non rabbia e non delusione, e il dolore è solo la conseguenza del mio più autentico sentimento: la solitudine.
Hai ragione per quanto riguarda la direzione della barca. A me fa venire in mente questo: "si dà sempre per scontato che noi tutti cerchiamo la libertà, ma non è detto che la si cerchi sempre coerentemente. Tante volte l'uomo scappa da questa libertà, anche se dice di amarla…. E' come se ci fosse nel nostro cervello un tarlo che lavora “contro” in background, per farci perdere la libertà." (Convegno Microscelte Opera ).
Io sono su quella barca. Direi anche io che è cosa buona e giusta andare verso quella città e dialogare con quegli abitanti. Ma se giro la barca e vado verso la città, più mi avvicino più ho voglia di scappare, scappare da quella che per me è una gabbia di cemento, scappare dai convenevoli, scappare dalle convenzioni sociali, dalle imposizioni sociali, dai ruoli sociali, dalle competizioni sociali, dalle corruzioni sociali, dai "contratti sociali". Da tutto quello che sento che mi opprime, che ogni giorno di più mi ingloba e mi fa scomparire, mi fa abituare a vedere tutto grigio schiacciandomi sotto il peso della banalità.
Chi parla, chi ride, chi suona, chi canta, chi urla, chi litiga. Vedi. Gli abitanti della città sono tutti immersi nelle loro vite. Più mi avvicino alla città più mi sento fuori luogo, più mi avvicino a quelle voci più mi sento sola.
In fondo Livia, se non c'è qualcuno sulla riva che ti aspetta, hai la sensazione che non è poi così grave girare la barca da una parte o dall'altra, girare la barca e andare verso il vuoto. Mentre nessuno se ne accorge. Mentre gli abitanti continuano a parlare, ridere, suonare, cantare, urlare, litigare e farsi le loro vite. Senti che il richiamo del vuoto è così dolce è così attraente, sei come Ulisse e quell'urlo di cui tu parli, diventa per me il canto delle sirene. Ti incanta quel vuoto, hai tantissima paura, ma hai anche voglia di andare a vedere cosa c'è lì giù, cosa provi quando la barca tocca quell'angolo e inizia a inclinarsi un po' e poi si piega in avanti spalancando davanti ai tuoi occhi tutto il potere dell'immensità senza fine, a picco sul vuoto…..
Ma ne vale la pena? Io non credo, tu non credi e solo chi pensa di non avere più niente da perdere potrebbe crederlo.
E allora perché essere attratti dal vuoto se razionalmente sai che è la direzione sbagliata?
Forse perché nessuno ti ha insegnato a tapparti le orecchie quando senti il canto delle sirene.
Forse perché quando hai deciso, pur intuendone le conseguenze, di ascoltare il canto delle sirene, non hai trovato nessuno che ti legasse con spesse corde all'albero maestro, sulla tua barca immobile in mezzo al mare.
Erano tutti presi dalle loro vite. Come è giusto che sia.
Non c'è rabbia, perché non c'è nessuno contro cui puoi dirigere la tua rabbia. Ha ragione Elena quando parla della presa in giro dei punti di vista. Si perché se ti immedesimi con ciascuna delle persone che vivono su quella riva, ti rendi perfettamente conto che ciascuno ha fatto solo ciò che è giusto fare, vivere la sua vita, hanno tutti ragione in questo, nessuno ha fatto un torto a nessuno. Perché alla fine nessuno ha il "dovere" di starti vicino. A ben pensarci nemmeno i tuoi genitori ti stanno vicino per dovere, lo fanno per piacere, e quando iniziano a starti vicino solo per dovere, stanno iniziando ad allontanarsi, stanno iniziando a sbagliare qualcosa.
L'unica differenza è che, in genere, i tuoi genitori sono quelle persone a cui sorge spontanea la voglia e il piacere di starti vicino, che ti stanno vicino in cambio di niente, che ti stanno vicino "nonostante tutto". Questo ti fa sentire amato, crea in te una certa fiducia in te stesso e negli altri e il ricordo di questo amore incondizionato ti fa crescere facendoti sentire una persona che ha un qualche valore, che ha un valore tale da essere amato "nonostante tutto". Queste immagini interiori ti riempiono e ti fanno sentire completo e sulla base di queste immagini che hai dentro, sulla base della fiducia che hai in te e sulla base di quel primo esempio di relazione d'amore, puoi cominciare a creare delle relazioni con gli "altri". Sono delle relazioni nuove, che questa volta dipendono anche da te, che devi coltivare col tuo sudore e generalmente in uno scambio reciproco affinché essi, gli altri, arrivino a provare il piacere di starti vicino.
Ora, se ti mancano le immagini interiori dell'amore primitivo e incondizionato, non è che tutto è perduto, puoi lo stesso trovare chi ti insegna a creare delle buone relazioni con gli altri. Puoi trovare tante persone che hanno il piacere di starti vicino. Ma nessuna di loro riuscirà mai ha colmare quel vuoto che hai dentro, da nessuno di loro puoi comprare quelle immagini d'amore incondizionato che ti mancano. Ti sembra di essere un puzzle a cui mancherà in eterno un tassello.
Il vuoto lasciato da questo tassello altro non è che la solitudine….. Quella solitudine di cui parlavo all'inizio.
Provi rabbia per questo?
Contro chi puoi arrabbiarti?
(….però contro qualcuno te la devi prendere dai!)
E allora non ti resta che prendertela con te stessa. Forse la verità è che se ti senti solo è perché sei tu che sei sbagliato, sei nato storto e ora non sai più da che parte dirigere la barca per raddrizzarti….
Così facendo entri sempre di più nella nebbia.
Direbbe Antonio che hai perso il sestante (La direzione). Ma forse Antonio ti direbbe anche che, da qualche parte su quella riva, c'è un vecchio dalla lunga barba bianca che può insegnarti a chiamare le stelle per nome come vecchie e care amiche. E magari, dopo che ti ha presentato tutte le stelle che ci sono nel cielo, potrebbe anche darti quel pezzo del puzzle che ti manca….
Penso che ho iniziato a scrivere volendo dire qualcosa di preciso. Ma mi sono persa tra la solitudine e le parole.
Non ricordo più cosa volevo dire.
Ti ringrazio però per aver aperto, a partire da una semplice immagine, una discussione molto profonda e interessante.
Ti abbraccio con affetto (incondizionato), sorellina.