Nel workshop con gli scout del marzo 2009 ci si è interrogati in carcere sulle caratteristiche e sugli obiettivi dei nostri eroi. A workshop concluso, chi lo gradisce può interagire a distanza col gruppo. Cosa vuol dire: "La trasgressione, la domanda di un eroe confuso"?
Ieri, alla manifestazione in memoria di don Giuseppe Diana a Casal di Principe, gli intervistati del paese, quando venivano interrogati da Radio Popolare in merito a cosa pensassero della manifestazione, rifiutavano di rispondere… tutti quanti se la facevano addosso davanti al microfono; soltanto i manifestanti non del posto rispondevano alle domande. In quel contesto lì sarebbe stato "eroico"un abitante che si fosse esposto dicendo qualsiasi cosa…
Mi chiedo che cosa avrei detto io se fossi stata una di quegli abitanti… forse è troppo facile giudicare da 850 km di distanza. Penso che non ci sia molta differenza quando non protestiamo davanti alle raccomandazioni, accettiamo di essere favoriti perché siamo "amici/parenti di xy",ecc.
Forse siamo tutti un po mafiosi…
Ciao, sono Benedetta! In questi giorni che sono passati dalla fine del workshop ho molto pensato agli incontri che abbiamo fatto, all'incontro col gruppo della trasgressione, al tribunale… questa esperienza mi ha lanciato molti spunti e provocazioni (in senso positivo)… soprattutto dall'incontro col gruppo. Quando si è toccato il tasto delle responsabilità-scelte-libertà. E anche prendere consapevolezza che chi compie un reato molto spesso non ha avuto nella vita le stesse possibilità che magari ho avuto io. Questo mi ha dato una "svegliata"… io che ne ho le possibilità devo scoprire e far fruttare i miei talenti! Sarebbe un insulto non farli fruttare nei confronti di chi invece vuole ma non può.
Questo è solo uno dei pensieri che mi girano per la testa. Man mano metterò ordine al "sudoku" e verranno anche gli altri!
Ciao e grazie!
Benedetta
Ciao Benedetta, dai, giochiamo al sudoku!
Cosa ti ha colpito in particolare del "tasto delle responsabilità-scelte-libertà"? Sono curiosa!
Riguardo invece al desidero risvegliato di fare fruttare i talenti, è l'effetto che fa a molti il lavorare nel gruppo! E' un virus che a turno colpisce tutti! Per alcuni è una scoperta e, in effetti, è una gran bella scoperta! Insieme cerchiamo di scoprire quali sono le condizioni che alimentano o spengono il desiderio di vivere pienamente e, quasi senza accorgercene, questa ricerca alimenta la voglia di stare bene e riscattarsi.
Sai, questo discorso mi ha fatto venire in mente una domanda posta agli alunni di una scuola dove siamo stati recentemente: cosa significa che ciascuno di noi è chiamato -di fronte ad una scelta- ad essere autorità di se stesso? Forse in qualche casella del sudoku si può inserire anche questa domanda e cercare ognuno la propria risposta.
A presto! Livia
Io invece sono Jacopo( quello di Macgyver).Piccola premessa, io amo molto la relativita' del mondo: L'altro giorno mi sono messo a rileggere dei vecchi Topolino e ho trovato una storia un po' strana su di un pianeta abitato solo da ladri, che andavano d'amore e d'accordo , mentre quelli che secondo i nostri canoni sarebbero da considerarsi degli abitanti onesti erano per i loro compatrioti dei poco di buono. Ripensando anche all'incontro con il gruppo, il mio eroe e' ancora piu' confuso. Come faccio ad essere autorita' di me stesso?
Io sono autorita' di me stesso in base a quello che sono, cioe' quando prendero' una decisione lo faro' sulla base di cio' che mi e' stato insegnato e di cio' che ho sperimentato nella vita.
Esiste si' una serie di valori condivisi da tutto un gruppo di persone, ma questi non sono assoluti. Il vero eroe(sempre per me) e' colui che e' in grado di mettere in discussione questi valori, trasgredirli se necessario, evolversi. Questo evolversi non e' pero' semplice, gia' il discorso che ho fatto e' un po' relativistico, quando ci penso m viene in mente l'immagine di un qualcuno che salta da un blocco di pietra ad un altro il tutto che galleggia su un fiume di lava. E' questo incertezza tra il giusto e lo sbagliato, tra cio' che metto in discussione e no, questa mutabilita' dell'individuo a confondere l'eroe( e sopratutto me). Oppure si puo' accettare la serie di valori che il mondo ti passa e divenire solo una pedina e non un attore.
è una situazione che ho vissuto, come anche molti di noi, per la scelta dell'università in primo luogo, ma che vivo ogni volta che si tratta di prendere scelte importanti. davanti a una scelta sono arrivata a capire che non si tratta di perdere negativamente qualcosa, ma è uno scegliere qualcosa che si ritiene più importante per me. il difficile è capire cosa è questo più importante per me. la paura di sbagliare a scegliere c'è. ma se non si sceglie si resta fermi. mentre la vita è dinamicità, crescita, come aveva detto anche il cappellano del carcere nell'incontro che abbiamo avuto con lui. ora che ci penso forse il carcere diventa staticità e "cristalizza la vita" proprio perchè toglie la possibilità di scelta. o meglio. rischia di toglierla se non ha in sè l'obiettivo della rieducazione. e tornando al tasto libertà-scelta-responsabilità, penso che la scelta possa essere una specie di trasgressione positiva. andare oltre un bivio. agire! e questo aumenta la nostra libertà, come anche la presa di responsabilità! che voli pindarici!!!!
Jacopo scrive:"Io sono autorita' di me stesso in base a quello che sono, cioe' quando prendero' una decisione lo faro' sulla base di cio' che mi e' stato insegnato e di cio' che ho sperimentato nella vita.
Esiste si' una serie di valori condivisi da tutto un gruppo di persone, ma questi non sono assoluti."
Jacopo, leggere le tue parole mi ha fatto venire in mente un libro… si chiama Flatlandia (autore E. Abbott), è un libricino che si legge velocemente e che secondo me fa riflettere molto sulle questioni che tu stesso ti sei posto. Tu dici che il tuo eroe è colui che riesce a mettere in discussione certi "valori" condivisi e ritenuti assoluti per "evolversi". Se un giorno ti capiterà di leggere flatlandia sono certa che il Quadrato diventerà il tuo eroe, eventualmente fammi sapere… ;)
Ciao! E' bello trovare lo spazio nella propria mente per interrogarsi sul rapporto libertà-scelta-responsabilità o sul rapporto potere-obiettivi-scelte (che di fatto riguarda il tema sui super-eroi). E' bello perchè già il fatto di rifletterci sopra ti fa sentire più libero.
Leggendo in particolare Jacopo, mi è venuta voglia di riportarvi qui di seguito la breve sintesi dell'incontro sul tema dei super-eroi che abbiamo avuto lo scorso lunedì con degli studenti a San Vittore.
Incontro con gli studenti dell’istituto Bertarelli
San Vittore, 30-03-2009
Passaggi significativi del confronto sui SUPER-EROI
• Dopo una breve presentazione del Gruppo della Trasgressione, alcuni membri mettono in scena un episodio per introdurre l’argomento della discussione, cioè i SUPER-EROI:
dei tifosi si trovano allo stadio e seguono una partita di pallone commentata da un cronista, il quale improvvisamente si interrompe per segnalare l’accaduto di un grave atto di bullismo presso una scuola locale: un gruppo di ragazzi si è unito contro un compagno disabile aggredendolo e prendendolo in giro; alla fine è arrivato a salvarlo un uomo mascherato di nero di cui ancora non si conosce il nome. A questo punto, alcuni dei tifosi decidono di abbandonare lo stadio e di ritornare a casa o per disgusto verso quanto successo o per controllare se tra i ragazzi coinvolti ci fossero anche i loro figli.
• Giulia rivolge la prima domanda: Quali sono stati gli eroi sui quali fantasticavate da piccoli? E quali caratteristiche avevano?
• Dopo che Giulia ha raccolto alcune risposte, il Dott. Aparo evidenzia la differenza emergente tra le risposte dei ragazzi e quelle delle ragazze: i primi si rifanno ad eroi dei fumetti o dei cartoni animati che hanno il potere di riportare la giustizia, difendere dal male, o capaci di fare cose impossibili per i comuni mortali (ad es. volare); le ragazze, invece, tendono ad avere come punti di riferimento i genitori, i nonni, e tutte quelle persone che gli vogliono bene e gli stanno vicine nei momenti di difficoltà.
• In seguito ad altri interventi inerenti alla prima domanda, Aparo chiede:
Quali sono le costanti e le analogie di questi eroi?
• I punti essenziali emersi:
1. gli eroi hanno sempre degli obiettivi
2. tali obiettivi vanno al di là delle nostre possibilità e dunque dei nostri confini finiti (che spesso non ci piacciono o sentiamo soffocanti)
3. vogliono combattere l’ingiustizia e difendere i deboli dal male
4. hanno una relazione con noi, e in particolare con la nostra parte bisognosa; ecco perché ci identifichiamo in essi
5. costituiscono i punti di riferimento che ognuno di noi ha bisogno di cercare durante il suo percorso di vita per ricevere conforto o valori da emulare
• Dal momento che si è fatto riferimento ad una realtà esterna o interna che ci rende insoddisfatti, Aparo domanda ai membri del Gruppo:
perché all’inizio avete deciso di mettere in scena proprio quell’episodio?
• Mario: per rappresentare le difficoltà da cui le persone non riescono a difendersi, e dunque la necessità di un super-eroe che interviene per ristabilire il giusto ordine. Il caso di bullismo che vi abbiamo proposto ne costituisce un chiaro esempio.
• Alla luce di quanto detto da Mario, Aparo invita ad un’interrogazione:
ma se non abbiamo un super-eroe rimaniamo davvero indifesi e impotenti per sempre?
• i presenti si esprimono sottolineando l’importanza di saper recuperare dentro ciascuno di noi e nella società (scuola, famiglia,…) gli strumenti per salvarci. Il bisogno di aggrapparsi ad un super-eroe dovrebbe farci riflettere: non è vero che non siamo in grado di porci degli obiettivi, fin dalla nascita ognuno di noi ha dei sogni e dei desideri, ma spesso avanzando con l’età capita che non sappiamo neppure chi noi siamo perché offuscati da tanti sentimenti (di delusione, di rabbia) che non ci permettono di scoprire e di coltivare le nostre risorse (e le caratteristiche in noi dei super-eroi).
• Segue un breve riassunto dei punti emersi fino a quel momento.
• In questo clima di sintesi, Aparo recupera l’intervento fatto da uno dei professori del Bertarelli, trasformandolo in una riflessione: l’esempio di Maradona come eroe che si è fatto partendo da una condizione umile, mi fa pensare che l’eroe di fatto non è soltanto chi parte fin dall’inizio da una dotazione super, ma anche chi partendo da una condizione di fragilità, in virtù di un suo impegno efficace e di una forte determinazione, trasforma la sua debolezza in forza e riesce a vincere ostacoli e a difendere il debole; così facendo cresce e aiuta a crescere.
• Dopo questa considerazione, viene posta una quinta domanda:
perché stiamo parlando dei super-eroi? Cosa ci stiamo guadagnando?
• I punti essenziali emersi:
1. per confrontarci, per conoscere i pensieri di altre persone con vissuti diversi e per cogliere cosa abbiamo in comune
2. per capire che anche dentro di noi ci sono delle forze e degli strumenti per crescere e diventare grandi
3. per fare i conti con i nostri obiettivi di adesso, perché anche dalle imperfezioni che ci costituiscono possono nascere dei frutti (“dal letame nascono i fiori” cantava De Andrè)
4. per prendere coscienza dei nostri ostacoli o dei nostri nemici - un eroe infatti ha sempre o dei nemici da distruggere o degli ostacoli da superare – e per riflettere sul percorso che ci ha portati ad averli
5. per capire il diritto e l’esigenza che ognuno ha di essere riconosciuto – l’eroe è colui che è stimato e riconosciuto da molti
• Quest’ultimo punto permette ad Aparo di mettere in luce un altro aspetto importante perché ognuno sviluppi e coltivi le sue competenze: il riconoscimento degli obiettivi che uno ha. Se infatti nessuno tra le persone che stimiamo e che ci vogliono bene punta su di noi e ci aspetta al traguardo, è difficile trasformare la nostra fragilità in forza operativa.
• Ivano Moccia: io mi sono accorto di essere stato fragile. Nonostante da ragazzino avessi grandi sogni – come quello di diventare un calciatore, attività che peraltro stavo già praticando a buoni livelli -, a scuola ho iniziato a fare il bullo (bucando le ruote della macchina della prof., bruciando il registro di classe, picchiando altri ragazzini) abbandonando via via i miei eroi. Ora posso dire che ho fatto quel che ho fatto per chiedere aiuto, il mio è stato un modo di comunicare il mio disagio
• Questo intervento ha preparato la piattaforma per un sesto quesito:
qual è la differenza tra la morte e il tramonto di un eroe?
• La morte dell’eroe si manifesta in una chiusura repentina e secca con il nostro eroe e i suoi attributi, e viene vissuta come un lutto. Ci sentiamo persi e vuoti, e per la fretta di sostituirlo o perché lo abbiamo ucciso precocemente riusciamo solo ad aggrapparci al suo potere, alle sue fantasie di onnipotenza private questa volta dei suoi obiettivi. Il più delle volte, una tale situazione conduce ad un percorso di devianza e di violenza.
Il tramonto dell’eroe, invece, consiste in una graduale separazione dallo splendore dell’eroe, che a poco a poco esce dal nostro campo per lasciare che si presenti qualcos’altro. Questo accade perché l’eroe ha lasciato un’eredità di risorse e responsabilità che l’individuo trova in se stesso e si assume nei suoi confronti e in quelli degli altri. L’eroe ci ha permesso di recuperare in noi stessi la nostra parte di potenzialità e di fiducia che tenevamo nascosta; per questo motivo lo superiamo provocandone il tramonto.
• Ai presenti viene posta un’ ultima domanda:
che cosa occorre ad una persona perché possa avvenire questo lascito da parte dell’eroe? Quali sono le condizioni?
• Data la difficoltà della domanda, per aiutarne e indirizzarne la riflessione, viene letto un scritto prodotto da un membro del gruppo: LA DIREZIONE di Antonio Jannetta
Alla luce di quanto riportato dell’incontro, si constata un’evoluzione delle semplici descrizioni che all’inizio ognuno ha circa i propri eroi verso un orizzonte di riflessione più allargato e fatto di nuovi collegamenti di pensieri.
Nel pomeriggio il gruppo si riunisce di nuovo. Vengono ripresi i punti salienti emersi dal confronto con gli studenti, e in particolare ci si interroga sul perché accada che ad un certo punto della vita un uomo si accorge che il suo eroe è rimasto sul giornale e lui invece sia arrivato in carcere.
A questo riguardo, Aparo spiega il significato di due concetti: potere e divenire.
• A volte le circostanze del mondo esterno e della vita interna fanno in modo che l’obiettivo diventi solo il potere: si abbandona la fantasia di essere come l’eroe, e per ottenere in fretta il suo potere si è disposti a scendere a mediocri compromessi e a fare cose assurde.
Accade quindi che l’uomo insegue il potere perché pensa già di essere e ha bisogno di sentirsi già adulto. Se, infatti, quando si è adolescenti si può tollerare di diventare quello che non si è ancora, più avanti l’uomo deve pensare che non ha più tempo di diventare e che già è: vi è una tale urgenza di sentirsi già grande che non si lascia lo spazio di diventare qualcosa di nuovo e di diverso (arricchendosi), e perciò finge di essere quello che in realtà può diventare.
Se provate ad andare sulla pagina "Le nostre locandine" ne trovate due destinate al prossimo Convegno sui super-eroi. Dobbiamo ancora decidere quale esporre o se esporle entrambe.
Ora vi rivolgo tre domande che Juri (il Dott. Aparo) sta in questi giorni sottoponendo un po' a tutti per stimolarci e stuzzicarci un po'…
Di queste due locandine, quale ti piace di più?
Quale ti sembra complessivamente più coerente?
Cosa ti fanno venire in mente?
Ciao a tutti, sono Michela del clan Busto 3.
Finalmente scrivo anche io!
Il Ws mi ha molto colpita e sono tornata da questa esperienza con ancora più curiosità e attrazione verso questo interessante argomento.
L'altra sera ho assistito ad un incontro con Vincenzo Andraous, detenuto nel carcere di Pavia, ristretto da ventotto anni e condannato all’ergastolo. Svolge attività di tutor presso la Comunità “Casa Del Giovane “di Pavia ed è impegnato in attività sociali e culturali con appunto parrocchie, scuole ecc.
L'incontro è stato davvero illuminante ed arricchente per diversi aspetti. Ha affrontato le tematiche del bullismo e della trasgressione dei giovani riferendosi anche alla sua personale esperienza che, partendo da un cancellino tirato addosso alla maestra l'ha portato a scontare la pena infinita dell'ergastolo.
Nell'incontro col gruppo della trasgressione abbiamo parlato di eroi, ma anche di scelte e microscelte che portano l'uomo a costruirsi il suo cammino e ho ritrovato molto di questa tematica anche nell'incontro con Andraous. A proposito di ciò mi sento di pubblicare un suo testo che parla proprio di questo, che spero serva da spunto per tutti per riflettere sulle scelte di ogni giorno, partendo dalle più semplici.
LA TRAGRESSIONE
Rammento quegli episodi,
per sentieri diversi
sono quelli
che ci hanno indotto
a trasgredire.
Erano lo spazio
di una scelta,
di una crescita
che appariva creativa.
Il fascino del vicolo cieco,
del resto;
mai della somma.
Perché mai subordinare
le passioni alle regole!
E chi mai
di noi
avrebbe pensato
ai dazi da pagare?
E oggi
chi,
dei tanti noi,
proprio come ieri,
pensa
all’incapacità
di riconoscerci
per ciò che eravamo,
e… forse
ancora siamo?
Vincenzo Andraus
I suoi articoli, libri e testi sono molto stimolanti, consiglio a tutti di darci un'occhiata
Alla prossima!
Miki
Ciao Miki, grazie per il tuo intervento e per averci riportato questo testo/ poesia.
Il testo riesce ad accennare a tante cose con poche parole lasciando così molto spazio all'interpretazione e credo che ciascuno di noi possa esserne affascinato o incuriosito per motivazioni molto diverse, perché ciascuno di noi lo legge e lo interpreta attraverso il filtro della propria esperienza.
Noi del gruppo continueremo il confronto sul tema nel convegno del prossimo 23 aprile 2009 dentro il carcere di Bollate.