Ciao a tutti!
Finalmente riesco a scrivere sul forum! Giovedì scorso subito dopo essere tornata a casa da Bollate mi sono iscritta al forum ma mi diceva che non potevo scrivere perché non ero membro e non avevo i permessi!
Ma adesso è risolto e finalmente eccomi qui! :)
Prima di tutto mi presento, sono Tiziana, ho 25 anni e mi sto laureando in psicologia.
Qualche settimana fa stavo parlando con Giulia (ormai ci conosciamo da più di 10 anni!) del fatto che stavo cercando un posto interessante dove fare tirocinio post-laurea, un posto davvero interessante, dove non ti fanno fare solo fotocopie e basta! …..e fu così che lei mi raccontò della sua esperienza con il gruppo della trasgressione.
Devo dire che le parole di Giulia mi hanno molto colpito, devo ammettere però che ero anche molto perplessa… Ho provato allora a visitare il sito trasgressione.net e la mia perplessità invece di diminuire è aumentata!!!! Ho letto documenti, iniziative ed esperienze. Sono però soprattutto queste ultime che mi hanno colpito di più! Ho letto di gioia e speranza, di rabbia e tristezza ma sempre e comunque ho trovato la voglia di mettersi in gioco e il Piacere nel farlo.
Forse per chi appartiene al gruppo della trasgressione da tanto tempo le mie sono parole scontate o banali, ma io mi sono veramente domandata cosa ci fosse di così speciale nel riunirsi intorno a un tavolo a parlare…. con chi poi? con dei detenuti.
Non riuscivo a capire l'entusiasmo e la grinta di tutte le persone che scrivevano sul forum e sul sito. Non riuscivo a capire l'entusiasmo di Giulia che pure conosco da tanto tempo e so che, se è così convinta e contenta di un esperienza, è perché ci sono delle buone ragioni.
Non riuscivo a capire e così ho chiesto a Giulia se poteva aiutarmi facendomi vivere questa esperienza in prima persona. Sulla mia pelle.
E così Giovedì 27 Novembre 2008 ho varcato per la prima volta nella mia vita le porte di un carcere.
Già questo gesto è stato significativo. Certo, sapevo che io sarei restata lì dentro solo 4 ore. Ma il solo fatto di varcare quelle porte ti fa sorgere una molteplicità di domande e riflessioni. Riflessioni su cosa vuol dire perdere la libertà. Riflessioni su cosa sia il male e il bene, il giusto e sbagliato su cosa può voler dire fare un errore nella propria vita, sulle conseguenze delle proprie azioni…
Quello che posso dire a posteriori è che davvero certe cose è difficile spiegarle a parole. Bisogna viverle per capirle ed apprezzarle davvero fino in fondo.
Forse in questo caso spiegare a parole è ancora più difficile perché si sta parlando di esperienza che non capitano spesso nella vita. Esperienze che per la maggior parte della gente sono del tutto nuove. E anche per me.
La prima cosa da dire è che non mi aspettavo assolutamente di trovare quello che ho trovato. Un gruppo di persone eterogenee, dai detenuti alle ragazze del gruppo, dalle insegnati ai vari ospiti della giornata…. con età diverse, esperienze diverse, motivazioni diverse ma con un unica grande voglia di collaborare, partecipare, aiutare gli altri e se stessi ad esprimersi e mettersi in gioco.
Forse era da tanto che non mi sedevo a riflettere su certe cose importanti. Persi nella routine frenetica di tutti i giorni tra lavoro, studio, appuntamenti, svaghi, amici, casa, famiglia ecc. resta poco tempo per fermarsi a "pensare". Per fermarsi a "riflettere". Su cose che comunque ci riguardano e ci influenzano. Anche se non ce ne rendiamo conto possono farci stare male o vivere male e noi nemmeno lo sappiamo perché non ci pensiamo. Ci fa comodo così forse. Non pensarci. Come se non pensandoci possano scomparire… smettere di far male.
Come quando è uscito il discorso sul papà. Chissà quante altre persone, come noi, hanno problemi con la figura del loro papà o della loro mamma o di qualche altra figura importante della loro vita. Ma si sono abituati all'immagine interiore, spesso distorta, che hanno di questa relazione e così vanno avanti senza rifletterci.
La verità è che a volte rielaborare certi conflitti interiori è una medicina migliore di molti farmaci. Anche se non colpisce magari un sintomo fisico specifico ma produce invece un benessere diffuso e che credevamo impensabile.
Sotto questo punto di vita penso che infondo ciascuno di noi ha la sua spade di Damocle, un disagio interiore, anche impercettibile, che può impedire di gioire pienamente e di vivere serenamente le nostre esperienze.
Io, che pure ho una bella vita, ho tutto ciò che desidero, ho amici, parenti, un ragazzo una casa e molte soddisfazioni personali, posso dire che sono piena di spade di Damocle che pendono sulla mia testa o premono nella mia anima. Solo che solo io posso vederle. Solo io posso tirarle fuori. Nessuno può farlo per me.
Giovedì scorso in carcere mi sono resa conto di come in questo gruppo ciascuno è libero di sfoderare la propria spada di Damocle. Ho capito che forse è anche questo ciò che rende questa esperienza così interessante. Il poter discutere di tutto ciò in un gruppo di persone che si sono ritagliate un piccolo spazio per riflettere sulla cosa più importante che hanno: loro stessi.
Una riflessione ampia e senza remore grazie alle esperienze così diverse e particolari portate da ciascun membro del gruppo. Scoprire che forse il nostro problema può essere guardato e interpretato diversamente partendo da un altro punto di vista…
Per questa bella esperienza ringrazio le ragazze del gruppo, la professionalità di Virginia, l'allegria di Chiara, le spiegazioni di Livia e tutte le altre ragazze con cui ho parlato meno, soprattutto ringrazio Giulia per tutto, consigli, spiegazioni e sbattimenti burocratici; il prof. Aparo per la bravura con cui riesce a gestire la discussione e per avermi dato l'occasione di parlare e soprattutto i detenuti per l'accoglienza e per le belle emozioni che mi hanno fatto provare con le loro parole, poesie, riflessioni e piccoli gesti.
Spero di poter tornare presto.
Un saluto
Tiziana.